Alessandria

4. Asportazione delle risorse agricole e l’estate partigiana

Municipio di Alessandria.
Foto di Giusy1991Own work, CC BY-SA 4.0, Link

Asportazione delle risorse agricole e l’estate partigiana

Il coinvolgimento diretto – attraverso la guerra aerea – del territorio alessandrino nelle operazioni militari coincide con un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita, specie nelle zone urbane. Poco possono fare nel governare la spirale dei prezzi sul mercato nero gli organismi della Repubblica sociale, ormai privi degli strumenti più elementari di intervento, mentre sempre più precarie si fanno anche le condizioni dei trasporti. Il fenomeno dei borsaneristi che talvolta raggiungono l’Alessandrino fin dalla riviera ligure e le requisizioni operate dai tedeschi, sia per soddisfare i bisogni della truppa sia per l’invio in Germania (foraggio, verdure, grano, vino…), contribuiscono all’ulteriore rincaro dei prezzi. La crisi annonaria si acuisce con il passare dei mesi. Attraverso i circuiti legali non diviene pressoché più possibile acquisire grassi animali e vegetali, mentre le razioni di carne e uova sono ormai ridotte ai minimi termini. Per contro, come lamenta nelle sue relazioni all’ispettorato speciale di polizia il Commissario capo di P.S. per la provincia di Alessandria, Luigi Baglio, nelle campagne, sia per sfuggire alle requisizioni, sia per rivenderli sul mercato nero, si procede, nell’indifferenza delle autorità preposte ad impedirla, alla macellazione clandestina dei capi di bestiame. È un grave danno al patrimonio zootecnico provinciale, tanto più grave quando si pensi alla quasi totale mancanza di concimi chimici e fertilizzanti che in quei mesi colpisce l’attività agricola. Più in generale il settore primario sconta l’impossibilità di ricevere i prodotti necessari a sostenere le rese dei terreni. Tutto scarseggia, dalle sementi al fil di ferro, fino al solfato di rame necessario a salvare le viti dalla filossera. A queste difficoltà vanno sommate la scarsità del carburante e il contingentamento dei trasporti, che per esempio minaccia di vanificare la raccolta della barbabietola da zucchero. Per tacere delle difficoltà nel reperire la manodopera necessaria per l’esecuzione di alcune lavorazioni, come si teme possa capitare in occasione della monda del riso, essendosi diffuso fra le mondine il timore di essere successivamente avviate al lavoro coatto in Germania.

Archivio ISRAL, Fondo Pola

Mietitura del grano presso Ovada.

Intanto l’estensione raggiunta nel corso dell’estate dal movimento partigiano dimostra la fragilità del controllo esercitato dai nazi-fascisti sul territorio. Ce ne offrono un’eloquente testimonianza i loro stessi rapporti in cui emerge la preoccupazione i contadini seguano le indicazioni dei partigiani che li invitano a trebbiare solo per le loro necessità famigliari e a non consegnare ai pubblici ammassi.

Archivio ISRAL, Fondo Pivano

Manifesto partigiano invitante i contadini a non trebbiare il grano.

Del resto, proprio i registri per gli accertamenti agricoli, oltre alle liste di leva, sono oggetto fra luglio e agosto 1944 degli assalti operati ai municipi da parte delle formazioni partigiane, che in diverse località della provincia intervengono a sorvegliare la trebbiatura per impedire alle milizie fasciste di requisire con la forza il grano ai contadini. In queste azioni si distingue in particolare la banda Lenti, attiva nelle colline fra Valenza e Casale. Così, nell’ottobre del 1944 le consegne di grano ai pubblici ammassi provinciali ammonteranno a soli 271 000 quintali conto gli 861 000 dell’anno precedente, un dato sul quale, indubbiamente, oltre al fenomeno dell’elusione delle consegne, pesa anche una minore resa per ettaro dovuta al balzo all’indietro nella produttività dei terreni determinato dalla guerra.

Documenti

Comune di Novi Ligure al Capo della Provincia – Archivio di stato di Alessandria, Fondo Prefettura, Gabinetto, Uffici Unici di Collocamento

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