Verso la crisi del sistema di occupazione e sfruttamento

Nella foto: Italia, zona Rimini/Ancona.- Autocarro Büssing-NAG su strada di campagna fangosa, allagata e non asfaltata; PC 699
Di Bundesarchiv, Bild 101I-315-1117-18 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, Link

Verso la crisi del sistema di occupazione e sfruttamento

Nell’estate del 1944, le ultime relazioni mensili del Gruppo Mv comunicano con puntualità il rapido deterioramento della situazione, misurandolo sulla capacità (o spazio) di carico che “diminuisce costantemente a causa dei furti e degli assalti dei ribelli”, attenti a colpire le vie di comunicazione fin dall’autunno del 1943. Le continue distruzioni di tratti ferroviari e la carenza di vagoni merci costringono sempre più le autorità tedesche a trasferire gran parte dei trasporti su strada, ma anche qui i problemi da affrontare sono notevoli non solo a causa della presenza partigiana.

Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Gabinetto di Prefettura, busta 147.

attenti a colpire le vie di comunicazione fin dall’autunno del 1943.

Verso la crisi del sistema di occupazione e sfruttamento

Mancano infatti i pezzi di ricambio dei camion e dei veicoli in generale, gli pneumatici sono da tempo rarissimi e soprattutto c’è una crescente scarsità di carburante che incide enormemente sulla possibilità di soddisfare molti trasporti, ovviamente anche alimentari. È tuttavia ancora possibile approfittare della disponibilità del “corridoio svizzero” per i trasporti con vagoni merci chiusi.

Le comparazioni tra il 1943 e il 1944 predisposte dalla sezione alimentazione del Gruppo Mv, relative, ad esempio, agli arrivi di frutta e verdura sul mercato all’ingrosso torinese sono eloquenti e preoccupano più che altro per la tenuta dell’ordine pubblico; frutta consegnata nel luglio 1943, pari a q. 68139 contro i 21520 quintali del luglio 1944; verdura consegnata nel luglio 1943, pari a q. 92689 contro i 25173 quintali del luglio 1944.

Per ovviare a queste difficoltà e dare la precedenza alle merci, una parte degli spostamenti delle truppe, quelli secondari, deve avvenire in altro modo.

Diventano quindi strategiche le biciclette. Tedeschi e fascisti devono quindi adattarsi ad utilizzarle, ma prima di tutto procurarsele perché il loro numero è del tutto insufficiente. Ecco che tra il luglio e l’agosto del 1944 improvvisati posti di blocco, iniziano a confiscare senza alcuna spiegazione ciò che per la popolazione civile è un mezzo fondamentale di sopravvivenza. Ai più fortunati viene offerto del denaro, senza possibilità di rifiutare, ma intanto le notizie su quanto sta accadendo provoca la rapida scomparsa di questi mezzi dalle città e dai paesi o ne suggerisce tutt’al più un uso molto prudente.

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione Generale Pubblica Sicurezza, Segreteria del Capo della Polizia, RSI (1943-45), Relazione quindicinale del commissario capo di Ps del Settore di Torino all’Ispettorato generale di polizia speciale di Milano, 30 agosto 1944, busta 63

improvvisati posti di blocco, iniziano a confiscare senza alcuna spiegazione ciò che per la popolazione civile è un mezzo fondamentale di sopravvivenza: la bicicletta.

Gli uffici del Gruppo amministrativo militare – Mv, per far fronte alle difficoltà nel reperimento di biciclette, ipotizzano requisizioni ad opera della Questura fatte casa per casa.

Un quadro certamente complicato che diventa improvvisamente critico con lo sbarco alleato in Provenza, il 15 agosto 1944. Sul territorio piemontese iniziano ad affluire numerose truppe tedesche mentre l’arco alpino e una porzione rilevante dell’area di competenza delle Mk 1005 e 1020 diventano “zona di operazioni”.