Vercelli

5. Verso la crisi del sistema di occupazione e sfruttamento

Piazza Cavour, Vercelli.
Foto di Mongolo1984Own work, CC BY-SA 4.0, Link

Verso la crisi del sistema di occupazione e sfruttamento

L’asportazione di risorse materiali per finanziare la guerra tedesca fu dunque ampia, articolata e condotta nelle forme più svariate: essa colpì i prodotti alimentari, dal foraggio al riso, dal bestiame agli alcolici; interessò i prodotti e in certi casi anche i macchinari industriali; contemplò l’imposizione di costi di mantenimento delle truppe sulle istituzioni e le popolazioni locali; fino ad arrivare al prelievo della stessa manodopera, ossia della popolazione civile che, anche come forma di repressione e rappresaglia, venne avviata a forme di lavoro coatto in Germania. Che si trattasse di vendite forzate, requisizioni (raramente compensate/rimborsate), sequestri o semplici appropriazioni indebite, due erano le caratteristiche di tali politiche: da un lato, erano sempre a vantaggio dell’occupante, che era in grado di imporre prezzi a lui favorevoli e totalmente fuori mercato (come si è visto a proposito della valutazione dei cavalli soggetti a sequestro nella sezione precedente); dall’altro, erano sempre ottenute tramite la violenza, agita o minacciata (violenza che in certi casi fa capolino nei rapporti tedeschi, come ad esempio in quello del novembre 1943).

Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 22 novembre 1943 [traduzione in Nicola Labanca (a cura di), Il nervo della guerra… cit., p. 463]

Le requisizioni dei Tedeschi erano sempre ottenute tramite la violenza, agita o minacciata .

Tale politica aveva, naturalmente, delle conseguenze dure sulle condizioni economiche locali. Il continuo drenaggio di beni e servizi implicava non solo un abbassamento – in certi casi un vero e proprio crollo – temporaneo del livello di vita (ogni tonnellata di riso inviata in Germania era, ovviamente, tolta all’alimentazione o al commercio della popolazione locale) un impoverimento delle strutture produttive e, in prospettiva, l’impossibilità di mantenere i livelli produttivi precedenti: è il caso dei continui sequestri di veicoli, di bestiame da tiro, di foraggio, per non parlare ovviamente dei macchinari industriali. Non stupisce quindi che tali pratiche fossero oggetto di particolare ostilità non solo fra la popolazione, ma anche fra le autorità fasciste (che di fronte a esse erano del tutto impotenti, cosa che mostrava platealmente la loro natura subordinata) e fra le classi elevate cittadine e rurali, che si può presumere fossero le sole a poter in qualche modo “arrivare” a farsi sentire dalle varie autorità tedesche e fasciste.

Lo stesso Gruppo amministrativo militare si rendeva conto che una politica di rapina rischiava di impedire uno sfruttamento ottimale del potenziale produttivo del territorio, come emerge dal confronto attorno all’invio in Germania dei braccianti agricoli o dal continuo tentativo di farsi assegnare il carburante e i fertilizzanti indispensabili all’agricoltura industriale (di cui si può trovare un esempio nel rapporto del 14 dicembre 1943.

Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 14 dicembre 1943 [traduzione in Nicola Labanca (a cura di), Il nervo della guerra… cit., p. 474]

Il continuo tentativo da parte dei Tedeschi di farsi assegnare il carburante e i fertilizzanti indispensabili all’agricoltura industriale .

C’era però di più. Tale sistematica (anche se spesso estemporanea e improvvisata) spoliazione del territorio si innestava su una fragilità pregressa del tessuto economico, già provato dalla disastrosa conduzione della guerra fascista, e la accentuava ulteriormente. Il caso del mercato nero è un buon esempio. Esso era già nato negli anni precedenti, quando il regime aveva imposto la consegna obbligatoria agli ammassi di molti prodotti di prima necessità, aveva calmierato i prezzi e introdotto il razionamento. Esplose quindi nel periodo dell’occupazione, raggiungendo livelli elevatissimi e innescando una spirale inflattiva che né le autorità italiane né quelle tedesche potevano fermare. Se si confrontano i prezzi dei beni di prima necessità stabiliti dai listini ufficiali, riportati nel rapporto Mk del febbraio 1944 con quelli del mercato nero, riportati nel rapporto del mese seguente, si vede come i secondi potessero essere anche otto volte i primi.

Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 14 febbraio 1944

I prezzi dei beni di prima necessità stabiliti dai listini ufficiali.

Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 14 marzo 1944

i prezzi dei beni di prima necessità stabiliti dal mercato nero.

Di fronte a tale situazione, non stupisce la diffusa ostilità da parte della popolazione, né il tentativo generalizzato di sottrarsi agli obblighi imposti dagli occupanti. Da questo punto di vista, la presenza di un forte movimento partigiano, soprattutto nei circondari di Biella e della Valsesia, si spiega anche come forma di resistenza alla spoliazione delle risorse economiche locali da parte dei tedeschi: è molto difficile valutare quanto tale resistenza fosse efficace; è però un fatto che le autorità tedesche più di una volta lamentano l’impossibilità di ottenere i beni preventivati dalle zone di forte radicamento partigiano – ossia le zone montuose della provincia.

Così, l’ultimo rapporto disponibile, del settembre 1944, segnalava che il morale della popolazione era giunto al “punto zero” a causa delle sconfitte tedesche (il che significava che era nullo il sostegno alla prosecuzione della guerra), del ritardo nel “pagamento degli alloggiamenti” (ossia del pagamento dei costi di acquartieramento dei reparti della Wehrmacht, che ricadevano sulle spalle delle comunità locali) e dei “sequestri di biciclette” (che erano concepiti probabilmente come forma di contrasto alla mobilità partigiana, ma avevano un impatto significativo sulla vita delle persone coinvolte); sottolineava come “la cattiva predisposizione nel consegnare e la crescente attività dei ribelli” ostacolassero il completamento degli ammassi di molti beni alimentari; concludeva infine con la constatazione che gli stessi “uffici italiani diventano ogni giorno più reticenti”.

Archivio Istoreto, Rapporti Militärkommandantur Novara, rapporto 12 settembre 1944 [traduzione in Nicola Labanca (a cura di), Il nervo della guerra… cit., p. 552]

il morale della popolazione è giunto al “punto zero” a causa delle sconfitte tedesche.

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