Asti

3. Produzione industriale: fabbrica e conflitti

Produzione industriale: fabbrica e conflitti

Nell’Astigiano la fiducia nella vittoria finale è ai livelli minimi, la vita quotidiana è dura soprattutto per i ceti meno abbienti e per gli sfollati. Un ispettore di Salò scrive: «le razioni dei generi razionati e contingentati sono insufficienti e non sempre vengono regolarmente distribuite. Per vivere quindi si è costretti a far capo al commercio clandestino, che nonostante il prodigarsi delle squadre annonarie, è sempre prospero, alimentato dal bisogno e protetto dalla omertà degli interessati che non si inducono a denunciare gli speculatori per timore di perdere la fonte degli indispensabili rifornimenti».

Nelle fabbriche scarseggiano le materie prime: ogni richiesta di materiali da lavorare deve passare attraverso le autorità tedesche e le interruzioni del sistema stradale e ferroviario legate agli eventi bellici inducono difficoltà nelle consegne e nella produzione, con riduzioni dell’orario di lavoro che provocano malumori crescenti tra gli operai.

Il 23 novembre i rappresentanti delle commissioni interne dell’industria inviano al Capo della provincia una serie di richieste che di fatto anticipano quelle che saranno alla base degli scioperi del marzo successivo: lotta al mercato nero, revisione dei razionamenti alimentari, apertura di spacci e mense aziendali, aumenti salariali e perequazione dei salari astigiani a quelli torinesi. Due giorni dopo si verificano proteste in alcune fabbriche astigiane a sostegno delle richieste presentate. Ai primi di dicembre dal governo di Salò si segnala alla prefettura astigiana l’insufficiente consegna di cereali agli ammassi provinciali: fame, razionamenti, bombardamenti e freddo sonno alla base dello sgretolarsi progressivo e irreversibile del fronte interno.

Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio storico di Gabinetto, mazzo 8

Disposizioni per la richiesta mensile al comando tedesco di assegnazione di materiali edili. 21 gennaio 1944.

Ai primi di febbraio 1944 il Comando generale della Gnr comunica ai capi delle province piemontesi il rischio di imminenti scioperi nei centri industriali della regione. La mattina del primo marzo gli operai della Way Assauto e delle Ferriere Ercole sospendono il lavoro adducendo motivi di fame e di freddo. La protesta dura alcune ore, nel pomeriggio anche gli operai della Vetreria sospendono il lavoro per circa un’ora. Nel pomeriggio del 3 marzo 800 operai della Way Assauto dichiarano lo sciopero bianco, sospeso in seguito all’intervento in fabbrica della Gnr. Nella notte la polizia arresta 52 persone: la maggior parte viene rilasciata il giorno successivo, ma 11 operai ed un negoziante vengono arrestati sottoposti ad interrogatori fino al 20 marzo. Il 24 un gruppo di partigiani giunto in città dalle Langhe fa evadere dalle carceri di Asti quattro organizzatori degli scioperi.

Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio storico di Gabinetto, mazzo 9

Manifesto bilingue sul divieto di acquisto diretto di viveri da parte di appartenenti alle forze armate.
28 marzo 1944
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Il 13 aprile il comando tedesco afferma: «E’ assente la ferma convinzione della vittoria finale. La massa […] vuole la pace ad ogni costo. Indice dell’assoluta stanchezza della guerra e della mancanza di interesse da parte della popolazione verso gli avvenimenti è il notevole numero di domande di esonero dal servizio militare. A questo riguardo si nota, e lo nota anche la popolazione, che altresì numerosi giovani membri del Partito tentano di farsi esonerare dal servizio militare».

Le autorità fasciste ammettono che «il problema alimentare crea […] il problema economico ed il desiderio di nuovi aumenti che, però, si vorrebbero corrisposti in natura» per contrastare il dilagare del mercato nero. Ai primi di giugno in provincia di Asti gli uomini impiegati nella sorveglianza annonaria sono una cinquantina; nel solo mese di aprile, scrive il comando tedesco, «si sono rilevate 229 infrazioni ai prezzi massimali, che portano ad un totale di 1.266 dall’inizio dell’anno. Raramente è la popolazione a denunciare, e sempre in forma anonima. Il centinaio di multe comminate, per un totale di 902.700 lire, non hanno prodotto risultati concreti».

Documenti

Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio storico di Gabinetto

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