Asti

4. Asportazione delle risorse agricole e l’estate partigiana

Asportazione delle risorse agricole e l’estate partigiana

La Rsi tenta di ovviare parzialmente al problema alimentare stipulando un accordo per l’invio dalla Germania di patate per una seconda semina dopo la mietitura del grano. Significativo il divieto di un diverso utilizzo (alimentare) delle patate; dei 4.000 q.li previsti per l’Astigiano, a causa delle difficoltà nei trasporti ne giungono comunque solo 1.350.

La situazione alimentare di Asti si aggrava con l’inizio delle operazioni di trebbiatura e la parallela azione svolta dai partigiani per indurre una sistematica elusione degli ammassi. Soprattutto nel sud della provincia, scrive la Mk, «è stata fatta molta propaganda ai contadini con volantini e minacce, perché facciano resistenza passiva e la cosa ha avuto crescente successo. Soprattutto per questo motivo essi trebbiano solo per soddisfare il proprio fabbisogno; finora non è stato consegnato nessun tipo di cereali. Non sono nemmeno disponibili a consegnare il fieno, ma più a causa del cattivo raccolto e della evidente differenza tra il prezzo d’ammasso (100-115 lire al q.) e il prezzo del mercato nero (1.000 lire)». Il Cln provinciale, infatti, cerca da un lato di tutelare i contadini, il cui appoggio al nascente movimento partigiano è imprescindibile, dall’altro cerca di rispondere alle esigenze dei cittadini e degli sfollati, garantendo la distribuzione del grano ed impedendone l’invio in Germania. Viene diffuso un proclama (Nemmeno un chicco di grano agli ammassi fascisti!) in cui si attribuisce un significato patriottico all’elusione degli ammassi, supportato da un concreto riferimento economico: i prezzi fissati dai fascisti sono inferiori a quelli stabiliti dal Cln. Per rinsaldare il rapporto con la popolazione contadina, inoltre, i partigiani assaltano i municipi e distruggono i ruoli delle imposte e degli accertamenti agricoli e le liste di leva. Tra luglio e agosto queste azioni coinvolgono oltre la metà dei comuni astigiani, distribuiti in tutto il territorio provinciale; in alcuni casi, come a Costigliole, il rogo della documentazione sequestrata avviene in modo simbolico nella pubblica piazza, come affermazione di un consolidato contropotere partigiano.

Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio storico di Gabinetto, mazzo 29

Segnalazione dell’Ufficio provinciale per gli accertamenti agricoli di assalti dei partigiani a 12 municipi della provincia. 12 luglio 1944.

Le relazioni delle “Commissioni comunali di sfollati”, istituite nel gennaio 1944, attestano le difficoltà nel rapporto con i produttori: «Al mercato libero le uova continuano a essere vendute a lire 70 la dozzina. Come possono gli sfollati bisognosi procurarsi questo prodotto?»; «La situazione della popolazione sfollata, che rappresenta la metà dell’intera popolazione del Comune, è quanto mai precaria, con tendenza ad aggravarsi sempre più. […] Si notano i primi sintomi di uno stato di miseria che minaccia di dilagare […]: la scarsità di grassi, il conferimento irregolare dei generi tesserati, l’impossibilità per il maggior numero degli sfollati di acquistare altri generi alla borsa nera li pongono nella dura necessità deprivarsi del necessario per vivere»; «C’è scarsità di frutta, fieno e verdura e ciò determina l’elevamento dei prezzi. [..] Il latte continua ad essere scarso assai e di rado avviene la distribuzione di carne». Il parroco di Castellero, don Demaria, annota nel proprio diario:

«Tutto si vende e si compera al mercato nero, si fa di tutto per sfuggire al blocco della merce e del prezzo. Il tabacco si vende a50 lire l’ettogrammo, il frumento a 2-3 mila lire il quintale, il granoturco a lire mille, le uova a 60-70 lire la dozzina, il vino a 500-800 lire la brenta, le uve a da 35 a 80 lire il Mg. Cittadini e sfollati se la prendono coi contadini perché non cedono o pretendono prezzi troppo alti; i contadini se la prendono con quelli perché danno prova di poca comprensione e perché essi a loro volta debbono comperare a prezzi fantastici la merce e i generi non di loro produzione. Si parla anche di mille lire per un paio di scarpe».

Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio storico di Gabinetto, mazzo 8

Segnalazione della Confederazione fascista degli agricoltori del mancato arrivo del quantitativo previsto di patate da seme. 1° maggio 1944.

Documenti

Archivio di Stato di Asti, Fondo Prefettura, Archivio storico di Gabinetto

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